Siamo Antonio Miglio e Luana Ciambellini, entrambi life coach, abbiamo creato un percorso di 9 settimane per aiutare le donne che hanno vissuto un aborto spontaneo a superare il momento e il dolore per risentirsi pienamente donne.
Rifiorire dopo l’aborto è un percorso per chiudere il cerchio, fare pace con le ferite aperte e ritrovare se stesse.
Il dolore di un aborto spontaneo è un dolore che la società tende a minimizzare, ignorare, banalizzare. Chi ha vissuto questa esperienza lo può dire. Le frasi, che un po’ polemicamente chiamo di “non consolazione” “di banalizzazione”, sono sempre le solite: «Per fortuna eri incinta solo di tre mesi», «Vedrai che ne avrai altri» oppure «Dai, hai già un figlio» oppure «Sono cose che capitano».
Tutte frasi pronunciate con le migliori intenzioni, ma anziché accogliere e riconoscere il dolore, sembrano sminuirlo, dando alla donna l’impressione di non essere compresa, di essere sola. Proprio nel momento in cui, invece, avrebbe più bisogno di vicinanza, empatia, affetto. Per cominciare, si potrebbe evitare di far finta di niente e di spostare l’attenzione velocemente su come “togliere il feto” privo di battito. Forse si tende a pensare che, chiedendo alla donna come sta, le si farà tornare in mente quanto accaduto. In realtà, lei ha già ben vivo in mente ciò che è accaduto e poterne parlare, poter “tirare fuori” le emozioni le sarebbe di grande aiuto.In una società che va di corsa come la nostra, sembra quasi che questo tempo non ci sia. Bisogna riprendersi, mostrarsi forti, in gamba, efficienti, al più presto.La perdita? Un incidente di percorso. Si riproverà. Ci saranno altri figli. Inutile rimuginare.
Ma non è così che funzionano la mente e il cuore. C’è un momento per soffrire e un momento per stare meglio.
Cercare di accelerare le cose, spingere la donna a saltare le tappe, non risolve il problema più rapidamente. Anzi. Le emozioni ignorate o negate restano lì, in sospeso, a pesare sul cuore che non ha avuto modo di sfogarle e rielaborarle. Dar voce al dolore, quando ci si sente pronte per farlo, permette di alleggerirne il carico.
Quando è meglio iniziare il percorso?
Non esiste un tempo perfetto per ogni donna, ma esiste il momento giusto e personale, ovvero quando la donna che ha vissuto un aborto spontaneo, riconosce in se uno sbandamento emotivo e vuole risolverlo.
Come funziona?
Il life coach a differenza dello psicologo e lo psicoterapeuta che lavorano sull’elaborazione della sofferenza passata, lavora invece sul presente. Il nostro percorso infatti è volto alla veloce trasformazione, si mira al desiderio di tornare a vivere in serenità la vita, pensando all’oggi, in poi.
L’obiettivo:
Far ritrovare la vitalità alle donne per riscoprire il proprio ruolo all’interno del nucleo famigliare andando a eliminare gli eventuali sensi di colpa, inadeguatezza, senso di solitudine e svalorizzazione. Si lavora quindi insieme per far si che la donna ritrovi se stessa. Il percorso è utile anche per quelle donne già mamme che hanno perso, a causa di questo evento, l’istinto materno.
In questo articolo puoi approfondire meglio cosa proponiamo:
Per info e contatti scrivici qui: rifioriredopolaborto@gmail.com
Puoi seguirci e contattarci sulla pagina fb e instagram